Da alcuni anni studio con Giovanni Di Cicco. Il suo lavoro pedagogico è al momento per me, insieme alla contact improvisation, la più interessante applicazione in danza di alcuni dei temi più interessanti e a me cari del Metodo Feldenkrais.
Sempre al confine fra ricerca funzionale ed esplorazione del gesto non abituale, la danza di Giovanni Di Cicco, si colloca profondamente nel corpo e nell’ambito della ricerca pura sul movimento. Proprio attraverso questa ricerca, graduale ma molto urgente, chiama in causa la mente perchè osservi, riconosca e sostenga quei meccanismi che generano un movimento sempre più puntuale e insieme totale.
Gli schemi di movimento abituali delle persone corrispondono a degli schemi abituali della mente, così come la rigidità del corpo origina spesso da quella della mente. I danzatori si trovano spesso a ripetere movimenti sempre uguali a sè stessi, proprio in virtù della loro “correttezza” e coerenza ad un modello stabilito. Con il suo “metodo-non metodo”, Di Cicco trova il modo, durante le lezioni, di destabilizzare, in maniera delicata, marziale o provocatoria,a seconda del caso, questi schemi, inducendo corpo e mente ad entrare in uno stato di massima disponibilità e onestà.
Ne risulta una danza intima che agisce nello spazio, senza indulgere a mentalismi e autoreferenzialità. Nelle classi di Giovanni convivono livelli di esperienza molto diversi: la danza diventa qui uno strumento trasversale e gioioso di conoscenza di sè.
Viola Ongaro